RISULTATI
Definizione dei fattori agronomici per la coltura da seme delle selezioni di “CBM” IGP
3.1.1 Produzione in purezza di sementi di Cipolla bianca di Margherita
La produzione di seme di CBM avviene per autopropagazione da parte degli agricoltori che provvedono a coltivare superfici di bulbi porta-seme per il proprio fabbisogno. Tuttavia la estrema vicinanza delle tre selezioni ‘marzaiola’, ‘maggiaiola’ e ‘giugnese’ e la loro fioritura contemporanea sono condizioni che favoriscono la impollinazione incrociata tra le diverse selezione che si caratterizzano per la diversa precocità e la forma del bulbo ben distinta: bulbo piatto per la ‘marzaiola’, leggermente più globoso per la ‘maggiaiola’ e isodiametrico per la selezione più tardiva. L’esito dell’incrocio tra le diverse selezioni è l’ottenimento di sementi non ‘pure’ che daranno origine a bulbi di precocità e forma non uniformemente riferibili allo standard. Ne consegue una incidenza non trascurabile della scalarità di maturazione e di scarto per non conformità al morfotipo della selezione di riferimento.
Da tempo è emersa dunque la necessità di individuare strategie per favorire la autoimpollinazione delle tre selezioni e costituire un nucleo di semi ottenuti in purezza da impiegare come nucleo di propagazione. I principali ostacoli sono rappresentati dalla organizzazione della produzione dei semi che è gestita in autonomia da ciascun agricoltore, dalla ridotta dimensione della superficie aziendali che obbligano la vicinanza tra le tre colture da seme, dalla poca attenzione nel mantenere distinti i semi durante e dopo la raccolta.
Ciò si traduce nella effettiva variabilità di morfologia del bulbo all’interno delle selezioni e anche nella selezione di popolazioni a diversa precocità all’interno di ‘marzaiola’, ‘maggiaiola’ e ‘giugnese’ tra i diversi agricoltori, ampliando la variabilità della morfologia dei bulbi, poco accettata dai mercati.
L’attività
E’ stata svolta una attività per la produzione di seme di CBM finalizzata ad ottenere lotti di sementi da autoimpollinazione, da cui derivare la successiva propagazione in purezza. Da questi semi sono stati anche ottenuti dei lotti di bulbi selezionati per conformità alla classe di precocità di appartenenza.
Per la realizzazione della prova è stata scelta una località della provincia di Foggia distante dall’areale di produzione della CBM, caratterizzata da temperature invernali più basse e primaverili più miti rispetto all’areali di provenienza e pertanto più vocata per la produzione di seme (agro di Castelluccio dei Sauri, FG).
Prima del trapianto (Foto 1), i bulbi sono stati selezionati per rispondenza varietale, calibro, qualità agronomica e sanitaria e trapiantati. In prossimità della fioritura è stato allestito il sistema di copertura con tessuto non tessuto sull’area occupata da ciascuna selezione e sotto ciascuna copertura (foto 2, 3, 4) è stata posizionata una arnia di bombi.
Alla maturazione dei semi (giugno 2021) è stata eseguita la raccolta delle infruttescenze e dei semi (Foto 5, 6, 7) su cui è stata eseguita la determinazione della produttività e della germinabilità dei semi, nonché la valutazione fitosanitaria.
Moltiplicazione lotti di semi da autoimpollinazione
arte dei semi di ciascuna selezione è stata utilizzata per la produzione in vivaio di piantine di ciascuna delle selezioni che sono state trapiantate nel gennaio 2022 presso un campo dell’azienda Frontino (Foto 8) per la valutazione del grado di uniformità e conformità dei bulbi alla relativa selezione.
I risultati
Dai dati raccolti in campo è possibile mettere in evidenza una variabilità in termini di precocità di fioritura e produzione di semi. La selezioni ‘marzaiola precoce1’ (Giliberto), ‘marzaiola precoce2’ (Del Vecchio) hanno mostrato una ridotta e lenta emissione delle foglie che si è ripercossa negativamente sulla produttività. La selezione frigo-conservata (‘giugnese2’) ha mostrato invece precocità di fioritura confermando che la esposizione dei bulbi alle basse temperature durante la conservazione può accelerare la formazione degli scapi fiorali, come riportato in letteratura. La fioritura è stata rilevata subito dopo in ‘maggiaiola piatta’ e dopo circa un mese in ‘marzaiola precoce’, ‘marzaiola tardiva’ e nelle altre selezioni.
Per ciascuna delle 7 selezioni sono stati ottenuti quantitativi di semi da autoimpollinazione che variano da circa 100 g (‘marzaiola precoce1’ e ‘marzaiola precoce2’), 200 g (‘marzaiola tardiva’) a 300 g per le altre con elevata percentuale di germinabilità.
Questi lotti di semi includono la selezione ‘agostana’. Questa risorsa genetica un tempo abbastanza coltivata, non è stata inclusa nel Disciplinare IGP in quando, essendo troppo tardiva, risente della competizione di altre cipolle sul mercato. Attualmente è mantenuta soltanto da pochi agricoltori per l’autoconsumo o mercato locale; tuttavia, considerando il consolidamento e l’apprezzamento della CBM sui mercati nazionali ed esteri non si esclude che la selezione ‘agostana’ possa riacquistare importanza commerciale prolungando la presenza della CBM più a lungo sul mercato. In ogni modo, essa rappresenta una risorsa esposta ad erosione genetica che deve essere recuperata e conservata.
Tra le altre selezioni, interessanti sono le ‘marzaiola’ precoci (2) e ‘marzaiola’ tardiva (1), ottenute da differenti agricoltori, di cui ci si auspica aver fissato i caratteri specifici nei semi da auto impollinazione. Queste selezioni potrebbero ampliare il calendario di raccolta nella fase iniziale, rifornendo il mercato più a lungo con la tipologia a bulbo piatto. Per lo stesso motivo risulta interessante aver avviato il processo di fissazione per il carattere ‘piatto’ per la ‘maggiaiola’ che normalmente presenta un bulbo più rotondeggiante.
Alla maturazione fisiologica, stimata sulla comparsa della ‘piegatura’ delle foglie, (maggio-giugno 2022) dei bulbi originati dai lotti di semi delle 7 selezioni da auto impollinazione (Foto 9), si è evinto che il grado di uniformità e conformità al morfotipo di appartenenza è abbastanza elevato (oltre l’85-90%), con la presenza di pochi bulbi non conformi. I lotti di bulbi selezionati sono stati consegnati a rappresentanti del partner Consorzio.
Questa attività ha consentito di ottenere lotti di semi e di bulbi per 7 selezioni di CBM che costituiscono il nucleo di partenza per incrementare la disponibilità di semi ‘puri’, con sistema trasferibile ed applicabile anche in zone prossime all’areale di produzione.
I costi relativi alla produzione sementiera specializzata potrebbero essere abbattuti grazie ad economie di scala.
Concimazione della coltura da seme
E’ stata fatta una indagine presso gli agricoltori per rilevare la gestione più comune della concimazione della coltura porta-seme e contemporaneamente una ricerca bibliografica per definire le esigenze nutrizionali di questo tipo di coltura. Sono stati quindi messi a confronto 3 piani di concimazione: 2 piani più frequentemente utilizzati dagli agricoltori locali (1 e 2) e un piano definito sulla base delle esigenze nutritive in N, P, K, S della coltura porta-seme derivate dalla letteratura (piano 3), di seguito riportati
Piano 1-High N: distribuzione di N, P2O5, K2O, Ca, SO3 e Mg alle dosi di, rispettivamente, 168, 111, 45, 20, 51, 11 kg ha-1
Piano 2 –Low N: distribuzione di N, P2O5, K2O, Ca, SO3 e Mg alle dosi di, rispettivamente, 112, 111, 45, 0, 51, 5 kg ha-1
Piano 3-standard: distribuzione di N, P2O5, K2O, Ca, SO3 e Mg alle dosi di, rispettivamente, 130, 145, 206, 17, 199, 11.
I piani di fertilizzazione 1 e 2, individuati nell’areale, si differenziano sostanzialmente per i livelli di azoto somministrati, che sono decisamente maggiori nel caso del Piano 1, abitualmente adottato dalla maggior parte degli agricoltori, i quali applicano esattamente il piano di concimazione della coltura da consumo fresco. Nel caso di piccole aziende e limitate superficie è emersa la tendenza degli agricoltori a ridurre gli apporti di azoto (Piano 2). Sulla base dello studio delle esigenze nutrizionali, il piano 3 ha previsto la distribuzione di un livello intermedio di N e l’aumento dell’apporto di fosforo e potassio. La tipologia di fertilizzanti utilizzati è stata sostanzialmente identica per i tre piani (NITROPHOSKA, Entec, nitrato ammonico e solfato ammonico) eccetto che il piano 3 non ha previsto l’impiego di Entec che contiene un inibitore della nitrificazione ed ha introdotto il perfosfato triplo e solfato di potassio idrosolubile. I tempi di somministrazione delle dosi (risveglio vegetativo, emissione prime 3-4 foglie, allungamento stelo fiorale) è stato uguale per i 3 piani eccetto che per il piano 3 che ha previsto la distribuzione in prossimità dell’impianto il concime fosfatico e potassico.
Le prove sono state condotte su campi, distanti poche decine di metri tra loro, appartenenti ai partner Frontino (41,394980 N, 16,105007 E; 41,435217 N, 16,051553 E) (‘marzaiola’ e ‘maggiaiola’) e Nuova Agricoltura (41,402816 N, 16,085123 E) (‘giugnese’o ‘giugnaiola’) (Foto 1, 2 e 3).
Durante la coltivazione è stato fatto il monitoraggio della coltura per individuare i momenti degli interventi di concimazione, evidenziare eventuali problemi agronomici e fitosanitari (questi ultimi a cura dei Prof. Lops e Prof. Carlucci) (Foto 4) verificare l’avanzamento della maturazione dei semi. La raccolta è stata eseguita il 30 giungo 2021 (foto 5, 6, 7)
Tabella 1 – Principali caratteristiche morfologiche e produttive di coltura da seme di selezioni di cipolla bianca di Margherita allevate con tre paini di concimazione
Piano
Concimazione(1) (PC) |
Selezione
CBM (Se) |
Steli
Fiorali |
Peso
Infruttescenza |
Allegagione | Peso semi | Germinazione | |||
No./pianta | h (cm) | (g) | % | (g/pianta) | kg ha-1 | % | T50(2) | ||
1 | marzaiola | 3,4 c | 92 c | 6,8 c | 70,0 b | 9,5 c | 425 e | 98,4 | 2,5 |
maggiaiola | 5,6 ab | 140 a | 14,3 ab | 85,5 a | 30,8 b | 1387 d | 97,6 | 2,4 | |
giugnese | 6,5 a | 105 bc | 9,7 bc | 73,7 ab | 34,7 b | 1563 cd | 97,6 | 2,5 | |
2 | marzaiola | 3,6 c | 88 c | 6,9 c | 68,0 b | 9,6 c | 431 e | 96,7 | 2,5 |
maggiaiola | 5,6 ab | 131 ab | 13,5 ab | 84,5 a | 29,8 b | 1339 d | 97,6 | 2,5 | |
giugnese | 5,3 b | 112 bc | 12,0 b | 76,7 ab | 35,8 b | 1609 bc | 95,8 | 3,0 | |
3 | marzaiola | 3,4 c | 80 c | 7,5 c | 70,6 b | 10,4 c | 466 e | 97,7 | 2,5 |
maggiaiola | 5,7 ab | 125 ab | 16,0 a | 85,3 a | 40,0 a | 1800 a | 98,8 | 2,5 | |
giugnese | 5,4 b | 108 bc | 11,5 b | 75,2 ab | 36,9 ab | 1661 b | 98,2 | 2,5 | |
Significatività(3) | |||||||||
PC | ns | * | * | ns | * | * | ns | ns | |
Se | * | ** | ** | * | ** | ** | ns | ns | |
PC*Se | ns | * | ns | ns | * | * | ns | ns |
(1) Piano 1: distribuzione di N, P2O5, K2O, Ca, SO3 e Mg alle dosi di, rispettivamente, 168, 111, 45, 20, 51, 11 kg ha-1; Piano 2: distribuzione di N, P2O5, K2O, Ca, SO3 e Mg alle dosi di, rispettivamente, 112, 111, 45, 0, 51, 5 kg ha-1; Piano 3-standard: distribuzione di N, P2O5, K2O, Ca, SO3 e Mg alle dosi di, rispettivamente, 130, 145, 206, 17, 199, 11.
(2) T50= tempo (giorni) necessario per ottenere la germinazione del 50% dei semi.
(3) ns, *, **, rispettivamente non significativo, significativo per P 0,05, e per P 0,01.
I risultati ottenuti in questa sperimentazione che ha interessato le tre selezioni di CBM e tre diversi piani di concimazione, hanno consentito di evidenziare che le maggiori dosi di azoto che caratterizzano il piano di concimazione 1, adottato dalla maggior parte degli agricoltori locali, non contribuisce ad aumentare la produttività della coltura. La maggiore disponibilità di azoto ha soltanto modificato la morfologia della pianta andando a stimolare l’allungamento dello stelo fiorale in modo particolare per la ‘maggiaiola’ che sembra essere la selezione più vigorosa.
Questo carattere è da considerarsi negativo in quanto predispone all’allettamento degli steli più volte menzionato dagli agricoltori come evento da scongiurare per non compromettere la produzione di semi.
La maggiore disponibilità di azoto sembra aver avuto scarso effetto sulle strutture riproduttive della pianta in quanto, per tutte e tre le selezioni, il peso della infruttescenza è stato simile per le colture allevate con il piano standard e 2 e tendenzialmente maggiore rispetto al piano High-N. La formazione delle strutture fiorali è quindi stata favorita da una dotazione più equilibrata di azoto, e questa condizione è stata più proficua per la ‘maggiaiola’ che ha formato infruttescenze più grandi quando contemporaneamente alla minore disponibilità di azoto è stata realizzata anche una buona disponibilità di fosforo e potassio fornita del piano di concimazione standard.
L’effetto della combinazione N, P, K del piano 3-standard sulla fase riproduttiva della pianta è ancora più evidente nel caso della produzione dei semi in cui chiaramente la ‘giugnese’ e soprattutto la ‘maggiaiola’ sono risultate più produttive rispetto ai piani 1 e 2. Eccetto che per la ‘marzaiola’, il livello di produzione di semi in piante allevate con il piano di concimazione standard sono stati superiori rispetto alle quantità medie indicate dagli agricoltori (1200 – 1300 kg per ettaro) raggiungendo nel caso della ‘maggiaiola’ circa 1800 kg ha-1 e circa 1700 kg ha-1 per la ‘giugnese’.
Oltre che meno vigorosa, la selezione ‘marzaiola’ si conferma anche meno produttiva e non ha risposto alla diversa disponibilità di nutrienti in termini di formazione delle strutture fiorali e produzione di semi. Queste caratteristiche produttive della ‘marzaiola’ sono confermate dagli agricoltori e possono essere in parte imputabili al peso del bulbo di questa selezione che essendo più precoce si forma in condizioni di temperature più basse che ne riduce l’accrescimento.
Molto probabilmente la dose di N equilibrata dall’apporto di P e K secondo le esigenze della coltura distribuiti con il piano standard, ha consentito di migliorare la produzione di seme della CBM. I differenti piani di concimazione non hanno avuto effetto sulla qualità (percentuale di semi germinati e rapidità di germinazione) dei semi.
La coltivazione dei bulbi porta-seme è abitualmente gestita dagli agricoltori come una coltura per la produzione di bulbi da consumo fresco con la tendenza a frequenti interventi con concime azotato. Tuttavia il livello di azoto del piano 1 può essere ritenuto non soltanto eccessivo rispetto alle esigenze della coltura ma anche predisponente l’allettamento degli steli fiorali/fruttiferi. Al contrario questa sperimentazione ha evidenziato che la razionalizzazione della concimazione secondo specifiche esigenze in N, P e soprattutto potassio può essere determinante per aumentare la produzione di semi.
Dall’analisi dei risultati di questa prova, è emerso che le caratteristiche fisico-chimiche degli arenili hanno influenza sulla nutrizione della coltura suggerendo che questi terreni possano essere poveri in fosforo e/o potassio e che dunque il piano di concimazione standard può essere proposto agli agricoltori.
Le informazioni raccolte nel corso della prova hanno aperto nuovi interrogativi condivisi con gli agricoltori partner. Nello specifico, alcuni sintomi di stress rilevati sulle piante, verificati anche a seguito del monitoraggio della coltura per la produzione di bulbi da consumo fresco su altri appezzamenti, hanno indicato che ad influenzare lo stato di salute/nutrizione delle piante possono contribuire non soltanto la fertilità chimica ma anche le caratteristiche idrologiche degli arenili che sono esposti a frequenti situazioni di stress a causa della saturazione a seguito delle piogge.
Biofertilizzazione della coltura da consumo fresco
Sulla base di queste osservazioni, al fine di ottimizzare la nutrizione della coltura, e contestualmente aumentare la resistenza agli stress, è stata realizzata una prova che ha previsto l’impiego di un biofertilizzante a base di inoculo di funghi micorrizici arbuscolari (FMA) distribuito in vivaio su piantine di ‘marzaiola’ trapiantate meccanicamente (Foto 1, 2).
La scelta è ricaduta sulle piantine ottenute in vivaio e trapiantate meccanicamente sostanzialmente per diversi motivi: a) le piantine sono state prodotte in vivaio su substrato (torba) e non su terreno degli arenili come abitualmente avviene, pertanto il loro apparato radicale può ritenersi non attaccato da patogeni del terreno e/o micorrizato da FMA autoctoni, condizione migliore per valutare l’efficacia dei trattamenti a confronto; b) le determinazione effettuate sulle piante sono state utili anche per definire l’effetto del trapianto meccanico sulla coltura, creando sinergie tra le diverse task di progetto.
Nel corso della prova sono stati eseguiti sopralluoghi per monitorare la coltura ed eseguire campionamenti per valutare la colonizzazione radicale delle piante controllo e piante inoculate con ‘Team mix’ (Foto 3,4) fino alla raccolta. (foto 5, 6)
Avendo confrontato contestualmente anche due prodotti per il controllo dei patogeni tellurici (ITC e EMEK) la Tabella 1 riporta anche l’effetto sulla produzione dell’applicazione anche di questi ultimi.
In merito al peso dei bulbi, la parte produttiva della coltura, il valore più elevato è stato rilevato per il trattamento ‘Team mix’, pari al controllo è stato invece il peso fresco dei bulbi di piante trattate con ITC. Il peso più basso in assoluto è stato registrato in piante trattate con EMEK. Le piante micorrizate hanno mostrato uno sviluppo dell’apparto radicale più precoce come si può evincere dal confronto eseguito ad un mese dalla raccolta (Foto 22) in cui è possibile evidenziare un apparato più espanso, ramificato e capace di trattenere particelle di terreno.
Alla
raccolta esse hanno presentato radici di peso fresco e diametro inferiore al controllo confermando la presenza più abbondante del capillizio radicale che ha funzioni di assorbimento dei nutrienti e dell’acqua. Su questo capillizio è stata anche rilevata una frequenza (F) ed intensità di micorrizazione (M) decisamente superiore rispetto alle piante controllo (Tabella 1).
L’impiego del biofertilizzante a base di FMA ha consentito di aumentare la produzione della coltura rispetto al controllo non trattato, molto probabilmente grazie alla maggiore efficienza dell’appartato radicale che si è presentato molto ramificato e con radici sottili capaci di esplorare meglio il terreno e/o asportare più efficacemente acqua e nutrienti. Inoltre, l’elevata frequenza di micorrizazione rilevata conferma che le radici sono state colonizzate dai FMA presenti nel formulato commerciale e che quindi si sia instaurata una simbiosi mutualistica tra questi le piante che ha migliorato l’efficienza di acquisizione e asportazione di nutrienti e acqua da parte della pianta.
Considerando la densità di impianto di circa 390.000 piante per ettaro (trapianto eseguito in aiuole baulate di circa 1,6 m di larghezza) è stata ottenuta una produzione di quasi 504 quintali per ettaro rispetto a 466 quintali per ettaro del controllo. Come riferito dagli stessi agricoltori, l’andamento climatico dell’annata, in particolare la scarsa piovosità durante la fase di ingrossamento del bulbo, ha ridotto in generale la produttività della coltura che normalmente è di 600 quintali per ettaro. Emerge quindi che, nonostante le condizioni climatiche non ottimali, la micorrizazione ha migliorato la produttività dalla coltura confermando che questa pratica può essere utile per superare le situazioni di stress abiotico imposti dai fattori climatici. La introduzione nel sistema produttivo della CBM della pratica della micorrizazione risulta pertanto fortemente consigliabile e di facile applicazione in quanto può avvenire per semplice immersione delle piantine da trapianto.
Trattamenti | Peso fresco parte aerea | Peso fresco
bulbo |
Sostanza secca bulbo | Peso fresco radici | Diametro radici | Micorrizazione | |
F | M | ||||||
g | g 100 g peso fresco | g | mm | (%) | |||
Team mix | 43,0 a | 133,9 a | 10,5 a | 4,0 b | 0,8 b | 87,0 | 13,5 |
Isotiocianati | 34,0 b | 121,8 b | 9,8 a | – | – | – | – |
EMEK | 17,1 c | 97,3 c | – | – | – | – | – |
Controllo | 42,2 a | 119,9 b | 10,6 a | 7,9 a | 1,0 a | 40,7 | 3,5 |
Significatività(1) | ** | ** | ns | ** | * | ** | * |
(1) ns, *, **, rispettivamente non significativo, significativo per P 0,05, e per P 0,01.
Valutazione caratteristiche chimico-fisiche ed idrologiche degli arenili
Nel settembre 2021 si è proceduto al prelievo di campioni rappresentativi di suolo in campi siti nell’agro di Zapponeta; in particolare i campionamenti hanno riguardato:
campo n. 1 : Proprietario: Ruggiero Piazzolla, località Aloisa, Coordinate geografiche: 41° 25′ 42,6” N; 16° 00’ 37,7” E
campo n. 2: Proprietario: Ruggiero Piazzolla, località Guerra, Coordinate geografiche: 41,4157582 N; 16,0533502 E
campo n. 3: Gestore: Ruggiero Frontino, località Orno, Coordinate geografiche: 41° 23′ 48,6” N; 16° 05′ 30,2” E
Risultati (Tabella 1)
Le analisi granulometriche effettuate confermano i risultati attesi che annoverano i suoli campionati tra quelli sabbiosi con una percentuale media di sabbia del 95% e densità apparente di 1470 kg/m3. Dalle analisi condotte è emerso come il pH del suolo in tutte le località campionate sia sub-alcalino rendendo limitata la disponibilità di molti micronutrienti e del fosforo per la maggior parte delle colture orticole. Come atteso per terreni sabbiosi, la capacità di scambio cationico è abbastanza bassa pari a 35,7 mmoli/kg in media, con valori più bassi per la località Aloisa, non consentendo una adeguata riserva di nutrienti.
Il calcare totale rappresenta la componente minerale costituita prevalentemente da carbonati di calcio, magnesio e sodio. Può costituire anche più della metà della frazione solida del terreno contribuendo in maniera determinante a definirne le proprietà. Dalle analisi condotte, la media di carbonati totali nelle 3 località campionate è pari al 39,5%, classificandosi di conseguenza nelle categorie di suoli fortemente calcarei.
Attraverso le analisi della sostanza organica (SO) è emerso come i suoli campionati, avendo una percentuale media dello 0,7% vengono annoverati tra i suoli poveri di SO. Tuttavia tra i terreni campionati quello in località Orno è caratterizzato dal valore più elevato di SO rispetto a quello in località Aloisa (1 vs 0,5 %). La sostanza organica svolge importanti ruoli nel sistema suolo-pianta sia dal punto di vista nutrizionale che strutturale. Dal primo punto di vista contribuisce al rilascio di elementi nutritivi (N, P, K, meso- e micronutrienti) in seguito alla mineralizzazione, permettere la crescita di microorganismi utili alla fertilità del suolo, contribuiscono a creare nuovi siti di scambio di elementi influenzando positivamente la CSC. Riguardo il miglioramento della struttura del suolo, un buon tenore in sostanza organica permette di aggregare le particelle di terreno andando a limitare i fenomeni di lisciviazione diminuendo la macroporosità dei terreni sabbiosi aumentando, di conseguenza, la capacità di ritenzione idrica. Non trascurabile è il miglioramento sia del potere tampone del suolo che della stabilità della struttura all’aumentare della sostanza organica.
Il tenore in azoto totale, mediamente pari a 0, 3‰, porta i suoli campionati ad essere classificati come poveri per questo elemento. Anche la disponibilità di potassio e magnesio risultano essere piuttosto bassi. Il fosforo è elemento fondamentale per il mantenimento di un buon livello di fertilità del suolo; attenzione maggiore va riposta nella definizione del piano di concimazione di fosforo per via della sua scarsa mobilità nel terreno e dell’insolubilizzazione cui va facilmente soggetto nei terreni a pH superiori a 7 sottoforma di fosfati di calcio. Data l’alcalinità dei suoli analizzati, risulta una diretta conseguenza la bassa disponibilità di fosforo assimilabile rispetto i livelli elevati di quello totale.
I microelementi essenziali per i vegetali sono ferro, manganese, zinco, rame, molibdeno, cobalto e boro. La loro disponibilità per le colture è fortemente dipendente sia dalle condizioni pedologiche (in particolare pH) che climatiche. Data la natura sabbiosa dei terreni campionati e l’elevato valore del pH i risultati confermano la bassa concentrazione di ferro e manganese disponibili per le colture. Allo stesso modo, per tutti i suoli soggetti alle analisi, il livello di Zn e Cu e Mo assimilabili si attesta su valori relativamente bassi per la coltivazione di colture orticole.
Tabella 1- Caratteristiche chimico-fisiche, riferite all’unità di peso, dei suoli campionati in 3 località dell’agro di Margherita di Savoia
Località campionate | ||||||||
Determinazioni | Unità di misura | Aloisa | Guerra | Orno | Giudizio | |||
Massa volumica apparente | kg/m3 | 1470 | 1470 | 1470 | ||||
Limo | % | 0 | 0 | 0 | ||||
Sabbia | % | 93,8 | 94,1 | 97,5 | ||||
Argilla | % | 6,2 | 5,9 | 2,5 | ||||
Granulometria | sabbiosa | sabbiosa | sabbiosa | |||||
pH | 7,9 | 7,9 | 7,9 | sub-alcalino | ||||
Capacità di scambio cationico | mmoli/kg | 24 | 41 | 42 | basso | |||
Azoto totale | g/kg (‰) | 0,48 | 0,31 | 0,34 | Molto basso | |||
Sostanza organica | g/100 g | 0,5 | 0,6 | 1 | Bassa | |||
Fosforo totale | mg P2O5/kg | 1090 | 1380 | 1330 | Alto | |||
Fosforo assimilabile | mg P2O5/kg | 8,5 | 7,34 | 8,94 | Molto basso | |||
Potassio scambiabile | mg K2O/kg | 50,6 | 53,0 | 38,6 | Basso | |||
Calcio disponibile | mg Ca/kg | 79 | 23 | 152 | Mediamente buono | |||
Magnesio disponibile | mg Mg/kg | 43 | 46 | 30 | Basso | |||
Zolfo totale | mg S/kg | 270 | 280 | 380 | Alto | |||
Sodio disponibile | mg Na/kg | 48 | 45 | 19 | Mediamente buono | |||
Ferro assimilabile | µg Fe/kg | <2010 | <2010 | <2010 | Molto basso | |||
Manganese assimilabile | µg Mn/kg | 470 | 590 | 630 | Basso | |||
Zinco assimilabile | µg Zn/kg | <100 | <100 | <100 | Molto basso | |||
Rame assimilabile | µg Cu/kg | 33 | 30 | 36 | Basso | |||
Boro solubile | µg B/kg | 212 | 265 | 144 | Mediamente buono | |||
Cobalto disponibile | µg Co/kg | <2,6 | <2,6 | <2,6 | Molto basso | |||
Molibdeno disponibile | µg Mo/kg | 3 | <4 | <4 | Molto basso | |||
Silicio disponibile | µg Si/kg | 24030 | 30370 | 27550 | Abbastanza alto |
Osservando le curve di ritenzione idrica (Figura 1) emerge che l’acqua facilmente disponibile per le piante si attesta mediamente su 36 mm, per tutti e tre i terreni. Tale valore corrisponde al volume massimo di irrigazione in media per i terreni campionati. È consigliabile premunirsi di sistemi che permettano di misurare e monitorare l’umidità del suolo; al valore medio del 2,3% corrisponde, infatti, il punto di intervento irriguo individuato delle curve idrologiche eseguite sui terreni. Al di sotto di questo valore l’acqua presente nel terreno diventa sempre meno disponibile per le piante, pertanto in corrispondenza di questo punto si dovrebbe intervenire con interventi irrigui (32 mm in media) atti a ripristinare il volume di acqua facilmente disponibile per le piante.
Figura 1. Curve di ritenzione idrica relative ai campioni di suolo provenienti dalle località Aloisa (a) Guerra (b) ed Orno (c)
In conclusione, le analisi chimico-fisiche ed idrologiche dei suoli hanno consentito di evidenziare aspetti peculiari di questi terreni che conferiscono in generale una scarsa fertilità dovuta alla bassa disponibilità di macro e micronutrienti. Se per azoto e potassio questa fertilità è facilmente ripristinabile mediante apporti di fertilizzanti organici e minerali per il fosforo e microelementi bisognerebbe adottare strategie atte a superare la indisponibilità a causa della reazione del terreno. Considerando anche le caratteristiche idrologiche di questi suoli e la bassa ritenzione idrica tipica dei suoli sabbiosi, la concimazione organica è certamente consigliabile. Una buona dotazione di sostanza organica garantirebbe la disponibilità progressiva nel tempo di nutrienti e potrebbe migliorare la capacità di questi suoli di trattenere acqua. Questo aspetto non è trascurabile poiché soprattutto nella fase finale del ciclo della cipolla a partire da aprile la scarsa piovosità e normalmente non viene eseguita la irrigazione.